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Potenza, 26 giugno 2017


Individuato l’anticorpo che “predice” il diabete di Tipo 1

Un team di ricercatori italiani ha individuato l’anticorpo che aiuta a scoprire chi si ammalerà di diabete di Tipo 1. Predire quali sono le persone più a rischio di contrarre questa forma di diabete sarà utile per evitare gravi danni alle beta-cellule del pancreas.

Un team di ricercatori dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con ricercatori della Queen Mary University of London, ha individuato un particolare anticorpo in grado di predire l’insorgenza del diabete di Tipo 1  prima della comparsa di manifestazioni cliniche. Grazie a questa scoperta si sta mettendo a punto un esame in grado di rivelare, attraverso un semplice prelievo di sangue, se c’è il rischio concreto di ammalarsi.

Il lavoro scientifico ha fruito dei dati raccolti dallo studio ABIS (All Babies in Southeast Sweden) dell’Università di Linköping, che ha seguito per circa 20 anni una popolazione di oltre 17.000 soggetti, valutando nel tempo, su questo maxi-campione, l’incidenza nello sviluppo del diabete di Tipo 1. Per riuscire nell’intento, le persone erano state monitorate con prelievi ematici eseguiti periodicamente, fin dalla nascita. I ricercatori italiani hanno utilizzato i loro campioni di siero, verificando l’eventuale presenza nel sangue di questo auto-anticorpo, chiamato oxPTM-INS-Ab (una forma di insulina modificata da processi ossidativi) insieme a quella degli altri quattro tipi di bio-marcatori standard, attualmente utilizzati per la diagnosi del diabete di Tipo 1.

Lo studio ha dimostrato che la maggior parte dei soggetti con diabete di Tipo 1 presenta anticorpi  contro questa particolare forma di insulina  “modificata” anche fino a undici anni prima della comparsa della malattia. La capacità di indicare un futuro caso di diabete di Tipo 1 in base alla presenza nel sangue dell’oxPTM-INS-Ab è risultata molto alta, identificando la quasi totalità dei casi. I risultati suggeriscono, perciò, che questo nuovo auto-anticorpo potrebbe divenire un alleato importante per riuscire a predire quali sono le persone più a rischio di contrarre il diabete di Tipo 1, in tempo utile per evitare gravi danni alle beta-cellule del pancreas.

Fonte Modus online



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