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Potenza, 10 aprile 2012


NOTA STAMPA

Pur comprendendo le ragioni e la necessità di abbattere la spesa sanitaria, in generale, riteniamo errata la scelta di individuare nell’autocontrollo della glicemia l’anello debole nella terapia del diabete, a cui poter porre un limite, è forse spiegabile in prima istanza ma profondamente errata. Basta confrontare il consumo di presidi pro-capite in Italia e in altri Paesi come la Germania per capire che si fa poco autocontrollo in Italia e si approfitta solo in parte delle sue potenzialità. Se vale in Diabetologia quello che è stato verificato in qualsiasi processo di miglioramento clinico, scientifico o gestionale, non si può non misurare ciò che si vuole migliorare.

La cura del diabete in sé rappresenta solo una frazione del costo globale del diabete e delle sue complicanze, costo che può variare dalle poche migliaia di euro/anno, per un paziente curato con farmaci ma ben compensato e senza complicanze, e arrivare a decine di migliaia di euro/anno per un paziente con gravi complicanze. La spesa per l’autocontrollo rappresenta solo una frazione del costo globale. La spesa per i presidi (che include anche le siringhe per gli insulinotrattati) è pari al 6/7% del costo globale della patologia, inferiore sia al costo globale della patologia, inferiore sia al costo della consulenza medica specialistica, sia a quello dei farmaci. In altre parole, un paziente amputato o in trattamento dialitico, da solo, costa ben più di 100 mila strisce/anno. La spesa per i presidi legati all’automonitoraggio (strisce e lancette) è sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni, come osserva un rapporto dell’Institute of Health economics di Alberta, in Canadà.

La spesa per questi presidi è anzi inferiore a quella di altri Paesi. Stime dell’industria valutano in 673 milioni il numero di strisce per l’autocontrollo glicemico vendute in Italia nel 2007. In Germania, nello stesso anno, il mercato è rimasto a 1680 milioni di strisce. Un miliardo in più. Pro-capite il rapporto è di 11,4 strisce per abitante in Italia, contro 20,4 in Germania. Ne consegue che l’automonitoraggio della glicemia è una pratica largamente sotto utilizzata, con conseguenze potenzialmente negative sulla salute della popolazione e sui costi sanitari generali. Senza dilungarci troppo riteniamo che il paziente vada adeguatamente formato ed informato su come gestire al meglio la sua condizione attraverso una corretta Educazione Terapeutica avvalendosi di MMG, Diabetologi, utilizzando in questo percorso i tutors, se sono presenti. Solo allora sarà possibile accedere ai tagli. Da non trascurare le linee guida in base alle quali è possibile incrementare i controlli e, quindi i presidi, nei casi in cui si verificano: malattie intercorrenti, interventi chirurgici e scompensi glicemici. Solo allora, alla risoluzione degli eventi critici, sarà possibile ritornare alla normale prescrizione dei presidi, secondo le linee guida da tutte riconosciute. Per alleggerire la spesa sanitaria si potrebbe ipotizzare anche di portare in detrazione tali presidi, solo per quelli che dovessero superare la normale prescrizione medica su indicazione del diabetologo. E, per concludere, insistiamo molto sul rapporto MMG; PLS; pazienti che sono gli attori principali della loro patologia. Ad onor del vero c’è stato un tentativo qualche anno fa di coinvolgere questi tre soggetti ma, ahimè, con risultati molto…molto deludenti. Non è giusto che ora siano i pazienti a pagare questo disservizio.

Gianfranco Palese

Responsabile settore giovanile ALAD-FAND Basilicata


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