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Potenza, 04 settembre 2014


La scheda: "diabete e sport"
a cura del Dr. Giuseppe Citro

I diabetici che praticano attività sportive sono sempre più numerosi, raggiungendo in qualche caso elevati risultati con performance che nulla hanno da invidiare ai loro coetanei non diabetici. Accanto alle motivazioni di ordine fisico vi è anche una motivazione psicologica che induce i giovani insulino-dipendenti ad impegnarsi nello sport; esso, infatti, aumenta il senso di benessere e di sicurezza, riduce i livelli di ansia e di depressione, accresce la fiducia in sé stessi e la sensazione di poter gestire la malattia.

Tuttavia non è assolutamente semplice gestire la terapia durante la pratica sportiva, poichè nel corso di essa possono verificarsi episodi di ipo o iperglicemia anche gravi, tali da configurare delle vere emergenze cliniche; tali evenienze dipendono da una serie numerosa di fattori che il paziente (e i suoi genitori se si tratta di un bimbo) devono conoscere e saper gestire: il tipo di attività sportiva praticata (aerobica, anaerobica o mista), il livello di intensità dell’attività stessa (leggera, moderata o molto intensa), l’eventuale componente agonistica, il livello glicemico pre esercizio fisico, l’eventuale presenza di corpi chetonici nelle urine, la quantità di insulina iniettata, la supplementazione di carboidrati durante l’attività, la necessità di idratazione prima, durante e dopo l’attività sportiva.

Pertanto un diabetico che voglia fare attività sportiva, agonistica o amatoriale, programmata o occasionale, deve conoscere molto bene che tipo di risposta glicemica ci si può aspettare dal tipo di attività sportiva scelta e dall’intensità con cui la si praticherà, quali controlli e quali misure terapeutiche o preventive mettere in atto prima, durante, al termine e anche a distanza di 1 o più ore dal termine dell’attività; deve conoscere gli sport sconsigliati e per quelli consigliati, deve saper riconoscere le situazioni in cui è prudente astenersi dall’attività fisica, disporre di tutto il materiale (e saperlo usare) che può essere utile per evitare l’insorgenza delle possibili complicanze metaboliche. E’ evidente che la corretta attuazione di queste misure richiede l’erogazione ai pazienti e ai loro familiari di percorsi formativi particolarmente avanzati nell’ottica di consentire anche ai pazienti più piccoli di integrarsi con i coetanei a scuola o nel tempo libero in occasione dei giochi o della pratica sportiva; l’alternativa consisterebbe nella esclusione sociale e nella perdita anche dei benefici clinici che derivano dalla pratica sportiva ovvero dall’esposizione al rischio di eventi ipo o iperglicemici che possono addirittura metterne in pericolo la vita qualora lo sport venisse praticato senza le conoscenze necessarie

*Direttore U.O. Endocrinologia e Diabetologia Poliambulatorio ASP Madre Teresa di Calcutta, responsabile scientifico Gruppo di lavoro ASP per le patologie endocrinometaboliche dell’età evolutiva.



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